Allora senti che la fantasia, quella “inesauribile” fantasia, alla fine si stanca, si esaurisce in quella tensione permanente perché maturata, abbandona gli ideali presognati: essi cadono in polvere, si spezzano in frammenti; e se non esiste un’altra vita, allora ci tocca costruirla con questi frammenti. Ma intanto l’anima chiede e desidera qualcosa di diverso… Invano il sognatore rovista nei suoi vecchi sogni, come fra la cenere, cercandovi una piccola scintilla per soffiarci sopra e riscaldare con il fuoco rinnovato il proprio cuore freddo, e far risorgere ciò che prima gli era così caro, che commuoveva la sua anima, che gli faceva ribollire il sangue, fino a strappargli le lacrime dagli occhi, così ingannandolo meravigliosamente.
Sapete, Nasten’ka, fin dove sono arrivato? Sapete che sono già costretto a festeggiare l’anniversario delle mie sensazioni, che un volta amavo tanto, che non sono mai esistite, perché questo anniversario si festeggia per quei sogni sciocchi ed eterei, e io lo devo fare, perché anche questi sciocchi sogni non esistono più; e non sapere come tenerli in vita, anche i sogni muoiono! Sapete che mi compiaccio ora, a date stabilite, di ricordare e visitare quei posti dove sono stato felice nel passato, che mi piace costruire il mio presente in armonia con il passato già irrevocabile, e spesso vago come un’ombra senza scopo e senza meta, triste e malinconico, per le tortuose vie di Pietroburgo.
Fedor Dostoevskij
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